In astronomia esistono due pratiche di utilizzo del telescopio: l’osservazione e la fotografia.
Anche se si utilizza lo stesso telescopio, questi due stili sono profondamente diversi.
Andiamo ad esaminare queste due “correnti di pensiero” e le relative differenze.
OSSERVAZIONE
Nell’osservazione astronomica l’immagine dell’astro viene visualizzata direttamente dal nostro occhio senza passare da sensori di acquisizione.
Ma come lavora il nostro occhio?
Le parti del nostro occhio che hanno il compito di ricevere la luce sono i coni e i bastoncelli.
I coni ci permettono di percepire i colori ed entrano in funzione quando ci troviamo in un ambiente illuminato, i bastoncelli, invece, ci permettono di vedere quando siamo in presenza di una luce debolissima, ma non ci permettono di percepirne i colori vedendo, così, in bianco e nero.
Inoltre, i coni sono posizionati nella fovea, la parte centrale dell’occhio, mentre i bastoncelli sono spostati nelle parti più esterne di circa 8°-20°.
Per questi motivi, di giorno il nostro occhio utilizza i coni, mentre in visione notturna vengono utilizzati solamente i bastoncelli.
Detto ciò, è complicato simulare una osservazione astronomica in quanto ci sono in gioco moltissime variabili (le condizioni del cielo, il seeing (https://alessandrobiasia.wixsite.com/astrophotography/forum/guide-intermedie/il-seeing), la strumentazione, il setting del monitor dal quale si visualizza la foto…), però ci proveremo!
Osservazione planetaria
I pianeti sono facilmente identificabili nella volta celeste perché parecchio luminosi.
Il problema principale di questo tipo di osservazione, quindi, non è la bassa luminosità, bensì la turbolenza atmosferica: se c’è turbolenza nel cielo o il pianeta è troppo basso, la nostra osservazione verrà fortemente compromessa dalla deformazione e dalla perdita di dettagli del pianeta.
In questo tipo di osservazione entrano in gioco i coni, e questo ci permette di percepirne i colori.
Indicativamente, se osserviamo Giove e Saturno con uno strumento di diametro di circa 20 cm, in una serata con seeing medio, quello che vedremo potrà assomigliare a questo:
Di Saturno potremmo ammirare gli anelli, il corpo centrale, la divisione Cassini e eventuali satelliti nelle vicinanze.
Di Giove saranno visibili le fasce equatoriali, la Grande Macchia Rossa (se girato in quella posizione), e i satelliti Galileiani: Io, Ganimede, Europa e Callisto.
Osservazione del profondo cielo
Per quanto riguarda l’osservazione deep sky le cose si complicano, non stiamo più osservando luminosi pianeti distanti miliardi di chilometri da noi, stiamo osservando accumuli di gas, polveri e stelle distanti anni luce da noi, ed in questo caso il problema principale non è più la turbolenza atmosferica, ma la bassissima luminosità.
In queste osservazioni, nel nostro occhio, ci vengono in aiuto i bastoncelli, molto sensibili in caso di scarsa luminosità ma, purtroppo, consentono solamente una visione monocromatica.
Per questi motivi, l’osservazione di oggetti del profondo cielo ci consentirà di vedere le galassie, le nebulose e gli ammassi stellari senza i dettagli che vederemmo in foto, ed in monocromatico.
In queste osservazioni ci può venire d’aiuto, però, la visione distolta.
Prima, parlando dell’occhio, abbiamo detto che i bastoncelli non sono concentrati nella parte centrale dell’occhio come i coni, ma sono situati più esternamente di 8°-20°.
Per questo motivo, per osservare un oggetto poco luminoso si può indirizzare lo sguardo lateralmente, mentre si continua a concentrarsi sull'oggetto.
Questa tecnica è molto utile poiché consente di osservare oggetti di luminosità debolissima altrimenti invisibili all'osservazione diretta.
Ecco alcune simulazioni di osservazioni di DSO, in ordine: La Nebulosa di Orione (M42), e le galassie del Tripletto del Leone.
FOTOGRAFIA ASTRONOMICA
L’astrofotografia permette di catturare dettagli che non sono visibile in osservazione, utilizzando dei sensori al posto del nostro occhio.
Fotografia planetaria
Nell’astrofotografia planetaria la tecnica di ripresa (https://alessandrobiasia.wixsite.com/astrophotography/forum/guide-di-astrofotografia/l-imaging-planetario) ci consente di “congelare” la turbolenza atmosferica ed ottenere immagini più dettagliate.
Il bello di questa tecnica astrofotografica è che in qualche minuto riusciamo ad acquisire il necessario per poter elaborare la nostra foto, una tecnica molto veloce e che ci consente di ottenere immagini planetarie come queste:
In queste foto di Saturno possiamo ammirare fino alle bande equatoriali, l'anello C e (se la serata è buona) la tempesta esagonale al polo Nord; mentre per Giove possiamo catturare fini dettagli tra le fasce.
Fotografia deep sky
L’astrofotografia del profondo cielo ha una tecnica molto più macchinosa rispetto al planetario (https://alessandrobiasia.wixsite.com/astrophotography/forum/guide-di-astrofotografia/l-astrofotografia-deep-sky-e-campo-largo), però consente di ottenere immagini di galassie, nebulose e ammassi stellari molto diverse rispetto a come si vedono in osservazione.
Con la fotografia astronomica deep sky possiamo ottenere colori, particolari e geometrie che sono impossibili da osservare ad occhio nudo.
Di seguito 2 esempi: la nebulosa di Testa di Cavallo e il Tripletto del Leone.
Ma quindi è migliore l'osservazione o la fotografia?
Beh dipende da ciò che ognuno preferisce, questa è anche una delle prime domande che si pone ad un astrofilo neofita al momento dell'acquisto del primo telescopio, le strumentazioni per fare fotografia astronomica sono diverse (e spesso più costose) rispetto a quelle per fare visuale.
La fotografia consente senza ombra di dubbio di poter ammirare immagini più dettagliate e colorate, ma l'osservazione diretta di pianeti o oggetti distanti decine di anni luce, da un'emozione difficilmente descrivibile.
Alessandro Biasia
Beh io farò entrambe senza eccellere in nulla, anche perché economicamente sarebbe impossibile per me... (Qualcuno ha detto moglie?)
Ci proverò quantomeno... Non voglio essere presuntuoso