L'imaging planetario è quella branca dell'astrofotografia che si occupa di ottenere delle immagini dei pianeti del sistema solare.
Questo tipo di astrofotografia è fattibile investendo un budget minore e con strumentazioni meno potenti rispetto all’astrofotografia deep sky, per questo motivo, in molti casi, è il primo percorso astrofotografico che viene intrapreso dai neofiti.
In questa guida, però, non tratteremo l’astrofotografia “low cost” (l’abbiamo già trattata qua https://alessandrobiasia.wixsite.com/astrophotography/forum/guide-di-astrofotografia/astrofotografia-low-cost), oggi vedremo come si fa l’imaging planetario usando gli strumenti adatti.
Facciamo una rapida panoramica degli “strumenti adatti”:
Montatura adeguata al tubo e motorizzata almeno in AR
Lenti di Barlow adatte al nostro setup
Camera planetaria
PC
Prima di iniziare a montare la strumentazione dobbiamo verificare una condizione meteorologica incredibilmente importante: il seeing.
Il seeing è la valutazione della turbolenza atmosferica che distorce l’immagine del pianeta che stiamo guardando (https://alessandrobiasia.wixsite.com/astrophotography/forum/guide-base/il-seeing): se il seeing è basso non vale neanche la pena iniziare le riprese, la qualità dei video sarà bassissima.
Se il seeing è buono, invece, montiamo lo strumento, eseguiamo l’allineamento polare (se siamo in possesso di una montatura equatoriale) e lasciamolo acclimatare.
Adesso abbiamo finalmente lo strumento montato, acclimatato e i pianeti sopra di noi!
Cerchiamo il nostro pianeta utilizzando il cercatore, le coordinate celesti o il sistema GoTo della montatura e, utilizzando una camera planetaria, apprestiamoci a fa un video al nostro pianeta.
La camera planetaria è una videocamera ad alta risoluzione ottimizzata per effettuare i video ai pianeti.
Perchè se dobbiamo ottenere una foto del pianeta gli dobbiamo fare un video?
Per quanto il seeing sia buono, la turbolenza atmosferica ci sarà sempre, infatti se montiamo la camera planetaria e guardiamo l’immagine vedremo che il pianeta continuerà a vibrare e muoversi.
Se guardiamo più attentamente questo “ballo” del pianeta noteremo che in alcuni frame l’immagine del pianeta sarà nitida e con i particolari in risalto, in altri sarà deformata e sfocata.
Ecco spiegato il motivo del video: facendo una singola fotografia la nostra immagine risulterà distorta dalla turbolenza atmosferica, mentre facendo un video con la tecnica “Lucky frame” noi andremo a scartare i frame con l’immagine deformata e a sommare i frame buoni.
Ora colleghiamo la cam al focheggiatore e guardiamo il pianeta attraverso il PC: la prima cosa in cui ci imbattiamo è la grandezza (o meglio piccolezza) del soggetto.
A questo punto l’errore che possiamo fare è preoccuparci degli “ingrandimenti” del pianeta. Sbagliato.
Innanzitutto in fotografia non parliamo più di ingrandimenti, ma di campionamento.
Il campionamento rappresenta la dimensione di cielo che un pixel della nostra camera riesce a riprendere.
Questo fattore determina la cosa più importante: determina il più piccolo dettaglio che è possibile catturare!
Per esempio un campionamento di 2”/pix (secondi d’arco su pixel) indica che ogni pixel inquadra una porzione di cielo con lato di 2”.
Dato che i pixel sono i quadrati che formeranno l’immagine, tutto quello che ha dimensioni inferiori a 2” non sarà mai catturato dal sensore, questo indipendentemente dal seeing o dalle potenzialità del telescopio (per calcolare il campionamento ideale ed effettivo vi rimando al mio formulario https://alessandrobiasia.wixsite.com/astrophotography/forum/guide-base/il-formulario-dell-astrofilo).
Non preoccupiamoci se riprendendo al campionamento corretto il pianeto ci sembra piccolo, una volta ottenuta l’immagine finale potremo “cropparla”, ovvero, ritagliarla e renderla di dimensioni maggiori.
Una volta calcolato il campionamento ideale ed aver utilizzato la lente di Barlow adatta alle condizioni della serata, facciamo la nostra ripresa al pianeta.
I 2 parametri principali che possiamo settare sono esposizione e gain.
Se proviamo a modificarli noteremo che visivamente l’effetto è simile all’aumentare dell’uno o dell’altro, in realtà non è così.
L’esposizione è il tempo in cui il sensore riceve la luce del corpo celeste, facendo così aumentare la luminosità dell’immagine.
Il gain (guadagno) aumenta la sensibilità del sensore nel ricevere la luce.
Se aumentiamo l’esposizione aumenterà la luminosità ma calerà il framerate (il numero di frame acquisiti per ogni secondo), se aumentiamo il gain aumenterà il rumore della nostra immagine.
Come impostarli? Dobbiamo guardare l’istogramma del software di acquisizione.
Se riusciamo ad impostarli in modo che il valore più alto dell’istogramma non superi i 180 ADU (i valori massimi dei colori rgb) avremo un video fatto correttamente.
La prossima domanda è: per quanto tempo lo filmo?
Più il filmato è lungo, maggiore sarà il numero di frame che potremo elaborare alla fine!
Quindi posso filmare per quanto tempo voglio? La risposta è no (in teoria, più avanti vedremo i casi particolari).
Se il filmato sarà troppo lungo il pianeta ci nell’immagine finale ci risulterà strisciato acausa della sua rotazione, come se facessimo una foto di 10 secondi ad un uomo che sta camminando.
Per trovare il tempo ideale di ripresa c’è una formula da utilizzare che varia in base allo strumento utilizzato ed alla velocità di rotazione del pianeta (potete trovare anche questa formula nel mio formulario).
Se si vogliono avere più frame da elaborare esiste, però, un trucco: la derotazione.
Con il programma Winjupos è possibile elaborare un filmato più lungo di quanto ci si potrebbe permettere derotando il pianeta, e quindi, senza strisciarlo.
Queste 2 regole valgono per tutti i pianeti quindi? La risposta è: più o meno.
Se si vogliono fare le foto seguendo il metodo “scolastico” bisogna seguire queste regole ma ci sono alcuni pianeti che si possono anche strisciare: i pianeti che hanno i dettagli che seguono l’asse di rotazione.
Un esempio è Saturno: i dettagli principali di Saturno sono gli anelli con la divisione Cassini e le bande equatoriali, tutti dettagli che non possono venire strisciati.
Su questi pianeti la durata del filmato è a discrezione dell’astrofotografo.
Una volta acquisito il filmato abbiamo finito, possiamo procedere all’elaborazione!
Se siete interessati a delle guide per l’elaborazione delle immagini planetarie, date un’occhiata qui:
https://alessandrobiasia.wixsite.com/astrophotography/forum/software-astronomici/autostakkert
https://alessandrobiasia.wixsite.com/astrophotography/forum/software-astronomici/registax
Spero che questa guida possa tornarvi utile, se avete domande contattatemi!
Alessandro Biasia